Il territorio comasco e lariano è stato terra di contrabbando romantico dagli anni della Seconda Guerra Mondiale fino alla fine degli anni Settanta.
Questa attività ha sempre suscitato molto fascino sia tra chi la praticava, o avrebbe voluto praticarla, sia tra chi ne ha sentito parlare nei racconti dei padri e dei nonni.
L’aggettivo “romantico”
Sono stati soprattutto gli anni del contrabbando “romantico” , quello che si faceva tra anni Sessanta e Settanta, a lasciare nella storia leggende legate ad avventure mitiche.
I protagonisti di quelle storie sono ricordati con un misto di curiosità e rispetto; la loro era una vita avventurosa, ma anche pericolosa e stressante.
A fare lo spallone si imparava da ragazzi, il reclutamento spesso avveniva nel bar del paese, c’era da fare una prova e poi la gavetta. Per fare “carriera” non bastava la prestanza fisica – dote importante visto i carichi pesanti da trasportare, le condizioni climatiche a cui si era esposti, con turni di lavoro molto lunghi – ci volevano anche intelligenza e capacità di dirigere gli altri.
Ma nei boschi di notte non c’erano solo i contrabbandieri, i finanzieri si appostavano per ore in allerta, pronti a scattare all’inseguimento, trovarsi faccia a faccia, contrabbandieri e finanzieri, era roba da far venire la pelle d’oca ad entrambe le parti.
Non sono mancati episodi di scontri con vittime, i testimoni però raccontano anche di momenti di solidarietà reciproca.
Per non dimenticare
C’è ancora tanta voglia di saperne di più di questo periodo così importante per la nostra storia locale, esistono libri e canzoni che ne parlano. Abbiamo ristampato il libro “Contrabbandieri della Spina Verde” che raccoglie le testimonianze di alcuni dei maggiori protagonisti di questa zona.
Il libro era stato pubblicato, sempre da noi, nel 2006 ed era andato esaurito nel giro di poco tempo.
Abbiamo voluto riproporlo per la sua importanza e perché purtroppo di quel pezzetto di passato rimangono sempre meno testimonianze orali e non dobbiamo perdere quelle scritte.
Il contrabbando di ieri e quello di oggi
Ti sei mai chiesto cosa spinga intere comunità ad ammirare, talvolta con fanatismo, le gesta dei contrabbandieri, tanto da dedicarci musei, libri, canzoni e sentieri?
Spesso la risposta è: “era un contrabbando di sussistenza, quello del dopoguerra”.
Oggi si contrabbandano principalmente soldi, gioielli e droghe, il contrabbando è in mano alla criminalità organizzata, è una piaga per la società e sfidiamo chiunque a pensarla diversamente.
Informarsi serve a conoscere le diverse sfaccettature, che restano un po’ nascoste, sul contrabbando italo-svizzero del dopoguerra, una vera e propria epopea.
Non si trattava di “semplice” sussistenza e questo “mito dei contrabbandieri” era il riconoscimento per la grande energia, il vigore e il coraggio delle comunità di confine durante il periodo post-bellico: un periodo storico molto complesso e scalfito da una grande voglia di riscatto sociale e di libertà.
Ma non dobbiamo dimenticarci un insegnamento importante di Clauda Giuliano tratto dal libro “Contrabbandieri della Spina Verde“:
“Il fabbro Tommaso, personaggio ieratico, che io chiamo Profeta, mi ha ammonito: “Faccia una cronaca del contrabbando, ma non un’esaltazione. Se lei descrive i contrabbandieri in modo enfatico, manca di rispetto a tutti quelli che si alzavano alle cinque del mattino per andare a lavorare!” Forse ha ragione.”