Lucia Valcepina

Il paradosso dell’ossigeno

Il confronto tra una madre e una figlia nello spazio immobile di un treno fermo in galleria, tra sotterranee affinità e insospettabili prigionie.

13,00

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ISBN/EAN: 9788898911639

Anno: 2022

Formato: 12x20cm

Nr. pagine: 96

Rilegatura: brossura

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Descrizione

Il nuovo romanzo di Lucia Valcepina racconta del difficile rapporto tra una madre e una figlia, nello spazio immobile di un treno fermo in galleria.

​​Aphra, ex attrice di teatro, ha avuto tanti volti nella vita e oggi deve fare i conti con la confusione. Sua figlia Giulia è in un momento cruciale della sua esistenza, ora che il passato sembra riemergere e costringerla a una scelta definitiva. Un mattino d’autunno, le due donne salgono su un treno diretto a Milano, ma il convoglio si ferma nel buio di una galleria a causa di un guasto. Mentre lo spazio si fa claustrofobico e l’immobilità diventa una pagina bianca su cui scrivere, madre e figlia scoprono una vicinanza inaspettata attraverso sotterranee affinità e insospettabili prigionie.

Il romanzo

«Tiriamo la tenda, dimentichiamo la galleria» mi dice Aphra, e la sua espressione si fa tesa. Ha l’aria di chi aspetta una notizia da anni, sa che il momento è arrivato e dubita di essere pronta.

Ci sono pochi, pochissimi elementi, nel romanzo d’esordio di Lucia Valcepina. Bastano Aphra e Giulia, una madre e una figlia sedute una di fronte all’altra sui seggiolini di vagone di un treno in viaggio verso Milano, in una fredda mattina di novembre. Il riflesso dei loro profili sul finestrino quasi svanisce quando, a causa di un guasto, il treno si blocca nel buio di un tunnel. Costrette all’attesa, le due donne cercano di dare un senso alla pausa forzata, concedendosi  un’attività che evitavano da tempo: si raccontano.

C’era un fondo di crudeltà in quella bellezza, qualcosa che ti rapiva e ti scorticava per poi abbandonarti, ecco perché era così difficile farne a meno, e ora guardo l’anziana che ho di fronte e mi chiedo che cosa sia rimasto di quella donna, di quel fiore di carne spudorato.

L’esordio letterario di Lucia Valcepina è un Kammerspiel, ricco di immagini suggestive e dialoghi serrati, in cui si assiste al confronto irreversibile tra gli abissi interiori di due donne tanto diverse ma in qualche modo incastrate nello stesso, inaspettato destino.

Tanti i temi trattati nel romanzo: dalla famiglia all’arte del teatro, dalla malattia all’emancipazione di chi vive in una condizione di precarietà nei sentimenti come nel lavoro. Su tutti questi temi emerge una riflessione sul tema della maternità raccontata nella sua duplice natura, paradossale appunto, che, come l’ossigeno, dona la vita ma che, nel caso specifico delle due protagoniste, può farsi anche forza distruttiva:

L’ossigeno è la fonte atmosferica della vita e, al contempo, la principale causa di degenerazione e morte delle cellule. La sua duplice natura, con il relativo processo di creazione e distruzione, è nota come il “paradosso dell’ossigeno”.

Questo romanzo è, più in profondità, una riflessione sulla natura ambigua dei rapporti umani, sull’impossibilità di liberarsi di alcune prigioni interiori, e sulla possibilità di imparare a conviverci.

Un romanzo breve, potentissimo, dove la staticità apparente della prima parte viene stravolta, ribaltata con lo scorrere delle storia, lasciando spazio nelle ultime pagine, non a un lieto fine, ma a una chiusura in cui il lettore, insieme alle sue due protagoniste, può tornare ad ammirare la luce e i colori del paesaggio dal finestrino del treno.

Il paradosso dell’ossigeno
13,00